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Un Amore che salva

Questo intervento non si propone di essere un trattato scientifico o teologico sull’opera in questione, ossia Il coraggio di avere paura del frate Predicatore Marie-Dominique Molinié, né tanto meno vuole porsi quale saggio critico capace di dare un giudizio di valore sul testo. Il mio intento è quello di esporre le riflessioni ed i sentimenti suscitati in me dalla lettura di questo volume, nonché proporre ai lettori di questo mio scritto alcuni pensieri personali e suggerire loro alcune tracce per la meditazione silenziosa. Sono convinto, infatti, che la lettura di questo bel libro possa suscitare molteplici piste per la riflessione individuale, tutte ugualmente valide e feconde di frutti spirituali.

Ciò che viene esposto da padre Molinié non si fonda su di un pensiero teologico astratto, privo di ogni legame con la realtà concreta: al contrario, il contenuto del discorso è pienamente “incarnato” nella condizione umana e materiale del nostro mondo.

Come afferma chiaramente l’autore, ciò che costituisce la straordinarietà e la novità della nostra fede cristiana è, in fin dei conti, il fatto che Dio che è Infinito sia entrato nel grembo di una creatura finita (la Beata Vergine Maria), abbia generato un essere umano in tutto simile a noi (tranne che per il peccato), che sia morto crocifisso per Amore del mondo e che abbia salvato tutti mediante la Sua Risurrezione.

Questo è il mistero più grande ed insondabile, il mistero dell’immenso Amore di Dio per l’umanità peccatrice.

Paura e coraggio

Devo ammettere che, prima di accingermi a leggere il libro, il solo titolo del volume destava nel mio animo una certa inquietudine e perplessità. Il coraggio di avere paura mi sembrava infatti un titolo piuttosto enigmatico per un’opera di spiritualità cristiana.

Per prima cosa infatti vengono accostati due sentimenti totalmente contrapposti: il coraggio e la paura. Com’è possibile che questi due “stati psicologici” possano coesistere nel nostro cuore? Mi chiedevo se veramente fosse possibile che una persona potesse essere coraggiosa e paurosa allo stesso tempo.

A questo riguardo, trovo illuminante un pensiero espresso pubblicamente da Nelson Mandela (1918-2013), presidente sudafricano, noto per la sua lotta contro la segregazione razziale, portavoce dell’uguaglianza dei diritti di tutti gli uomini, protagonista della caduta del regime di apartheid nel suo Paese ed insignito del Premio Nobel per la pace nell’anno 1993. Mandela diede una definizione semplice, ma chiara e completa, di che cosa siano il coraggio e la paura: «Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che si sente impaurito, ma colui che vince la paura».

In sostanza, la paura è connaturata all’essere umano. Non esiste persona che non abbia paura di qualcosa o qualcuno oppure, molto più semplicemente, che non sia spaventata da un’idea particolare. Ciò che è importante è non lasciarsi vincere da essa ma cercare di combatterla con tutte le proprie forze, facendo uso di tutte le armi che si hanno a disposizione. Dobbiamo essere pienamente consapevoli che se camminiamo con Cristo, non dobbiamo temere nulla perché la Luce del Figlio di Dio vince le tenebre del peccato.

Quindi, quando ci rendiamo conto di essere disorientati nella vita oppure percepiamo chiaramente di trovarci in preda alla tentazione del Demonio, aggrappiamoci a Gesù, andiamo alla fonte d’acqua viva ed abbeveriamoci dell’unica Parola che salva e che ci dà gioia, quella gioia che non avrà mai fine. Ricorriamo a Maria, la nostra Mamma Celeste che ci vuole bene e che vuole portarci a Gesù per essere salvati.

La recita del Santo Rosario è una pia pratica fortemente raccomandata dalla Santa Chiesa, perché ci avvicina alla Beata Vergine Madre di Dio e ci dona quella forza necessaria nel resistere agli assalti del Maligno e compiere il Bene.

Accogliere Dio nel cuore

Una cosa fondamentale per la vita di noi cristiani è l’accoglienza di Dio nel nostro cuore. Lasciamo aperta la porta dell’anima affinché Dio possa entrarvi e riversare in noi i Suoi doni e le Sue grazie, necessari per vivere un’esistenza autenticamente cristiana. Soltanto se permettiamo a Dio di agire in noi, saremo veramente felici. Non si tratta di una pura teoria filosofica ma della base su cui poggia la nostra vita cristiana. Impedire l’accesso al Padre Celeste ci priva delle Sue Grazie, assolutamente indispensabili per la nostra salvezza.

Dio cerca un cuore puro ed umile che sia disposto a lasciarsi plasmare e che permetta al Suo Amore ed alla Sua Misericordia di potersi riversare completamente in esso. Si tratta di uscire a viso scoperto, riconoscendosi peccatori e bisognosi del perdono divino. Non dobbiamo nascondere le nostre debolezze e fragilità oppure agire come se non esistessero; al contrario, è bene che noi, con tutta umiltà, troviamo il coraggio necessario per metterci dinanzi al Crocifisso e, senza paura, ci presentiamo al Signore come peccatori, bisognosi di perdono e desiderosi di una conversione interiore profonda.

La purificazione interiore

Per essere incorporati a Cristo, è necessario che prima puliamo bene il nostro cuore da tutto ciò che è immondo e contrario alla Divina Volontà. In Paradiso non entrerà niente di impuro. Perciò liberiamoci dei rancori che abbiamo verso gli altri, degli odi e della sete di vendetta che coviamo nell’animo verso il nostro prossimo, colpevole o meno che sia. Solo così, saremo ritenuti degni di accostarci al banchetto eucaristico.

Solo i cuori limpidi, in cui non vi è neppure l’ombra della falsità, piacciono a Dio perché è proprio lì che Egli può seminare la Sua Parola, certo che Essa porterà frutto per mezzo di opere buone.

La vita in Cristo e nella Chiesa

Le nostre azioni producono buoni frutti solo se noi ci lasciamo modellare da Cristo, se viviamo uniti a Lui e mettiamo in pratica i Suoi insegnamenti. Questo è il punto più critico: tradurre in concreto la dottrina cristiana contenuta nel Vangelo. Ciò è molto faticoso ed è appunto per questo che dobbiamo chiedere a Dio di donarci una fede salda, in modo da avere un appoggio sicuro soprattutto nei momenti bui della nostra fragile esistenza.

Dobbiamo amare la Santissima Trinità e comprendere i Sacramenti, che Cristo ci offre attraverso la Sua Chiesa, come mezzi gratuiti, assolutamente necessari per la nostra salvezza. In modo particolare, il Battesimo, il quale è la porta d’accesso a tutti i Sacramenti.

Dio non rifiuta la Sua Misericordia a nessuno di coloro che Gliela chiedono: è l’uomo, invece, che molto spesso vuole fare a meno di Lui ed intende agire autonomamente, ponendosi quale metro di giudizio delle proprie azioni. Quando l’uomo, prepotentemente, si erge a garante supremo dell’ordine universale, avvengono i più gravi disastri. È giusto e necessario quindi riconoscere il primato di Dio in ogni cosa nel mondo.

Maria è Colei che non permette che qualcuno dei Suoi figli vada perduto, perciò ci viene in soccorso nel momento del bisogno e della prova. Maria è Madre di Dio, Madre della Chiesa e Madre nostra: questo non dobbiamo mai dimenticarlo.

È possibile incontrare Dio in tanti modi, ogni giorno: chi non è capace di amare la persona che gli sta accanto e che vede, non è nemmeno in grado di amare Dio che non vede (poiché Dio è presente proprio in quella persona). Il fratello e la sorella sono doni preziosi per noi e perciò dobbiamo prendercene cura, rispettando la loro dignità di figli di Dio, prestando attenzione ai loro bisogni e necessità.

Donaci, o Dio, un cuore nuovo

Affinché possiamo progredire con profitto nella nostra vita spirituale, è necessario chiedere a Dio di cambiare il nostro cuore, di purificarlo, di renderci uomini nuovi. Dobbiamo chiederGli di renderci conformi al Figlio Suo. Il Padre Celeste vuole un cuore che sappia aprirsi ai bisogni del prossimo. Esistono molte situazioni di vera sofferenza e degrado intorno a noi che molto spesso cerchiamo di ignorare perché, come recita un detto piuttosto famoso, «occhio non vede, cuore non duole». Ricordiamoci, però, che tutti noi abbiamo bisogno degli altri. Anche coloro che beneficiano del nostro supporto e della nostra assistenza ci donano, a loro volta, qualcosa di bello, fosse anche solo un sorriso o una parola gentile di ringraziamento.

Evitiamo il rischio di insuperbirci perché ci riteniamo migliori degli altri in quanto, come affermava saggiamente don Oreste Benzi (1925-2007), fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, «le membra più deboli sono le più necessarie». I poveri, gli sventurati, i derelitti hanno molto da insegnarci con la loro umiltà.

Il segreto della felicità

Personalmente, le riflessioni scaturite dalla lettura di questo libro hanno rafforzato in me la convinzione che la maggior parte delle persone trascorra i giorni della propria vita come se la permanenza su questa terra non dovesse mai avere fine. Per tanti uomini e donne del nostro tempo è inutile, forse anche dannoso per la loro spensieratezza, pensare ad una vita nell’Aldilà (che durerà per sempre) che inizierà dopo la loro morte. L’idea dell’eternità, di qualcosa che non avrà termine, ci spaventa, per cui preferiamo non soffermarci troppo a considerare questo aspetto della nostra fede cristiana e della stessa umana esistenza.

Noi uomini siamo un niente di fronte all’immensità di Dio e, nonostante ciò, siamo pieni di superbia. Siamo sempre intenti a programmare il nostro futuro, a fare dei progetti per la nostra vita (che di per sé è una cosa buona) e poi arriva Dio… e sconvolge tutti i nostri piani!

Non è bene attaccarsi troppo alle cose di questo mondo. Le realtà terrene passano. L’inseguimento continuo dei piaceri mondani ci lascia perennemente insoddisfatti. Dobbiamo saper sfruttare la brevità del nostro passaggio sulla terra per farci tesori che dureranno per la vita eterna.

Il Padre Celeste vuole unicamente la nostra felicità.

Libro consigliato:
Marie-Dominique Molinié OP, Il coraggio di avere paura (con prefazione del Card. Cottier OP), Edizioni Parva, 2006, pp. 248, € 12,35.

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Sono fra Stefano Tommaso Maria Burdese, piemontese, nato il 18 gennaio 1985 a Bra, ridente località del cuneese. Cresciuto sotto la protezione della Madonna dei Fiori, patrona della mia città, ho conseguito il diploma di maturità liceale. Mi piace leggere buoni libri, imparare le lingue straniere e viaggiare, seguo con passione il calcio (sono juventino dalla nascita) e sono un appassionato di numismatica. Professo solenne nell’Ordine dei Frati Predicatori dall'ottobre 2022, mi impegno a seguire con gioia le orme di san Domenico. Frequento la Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna a Bologna. Per contattare l'autore: fr.stefanoburdese@osservatoredomenicano.it