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Nel 2013 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite decise di indire una Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace. Stabilì che questa giornata si celebrasse il 6 aprile di ogni anno futuro, in memoria della data di inizio dei primi giochi olimpici dell’era moderna, che ebbe luogo ad Atene il 6 aprile del 1896.

Lo scopo di questa commemorazione è quello di evidenziare la capacità dello sport di guidare la società umana verso la pace e la concordia. Questo potere lo si può già osservare nell’età antica, infatti nell’antica grecia durante lo svolgimento dei giochi olimpici, la cui durata era di cinque giorni, vi era la cosiddetta tregua olimpica ovvero la sospensione delle guerre. L’attività sportiva è sempre stata quindi un veicolo in grado di trasmettere valori positivi e di promuovere il bene dell’uomo.

Anche la Santa Sede ha espresso il suo parere positivo nei confronti di questa commemorazione. Si riporta di seguito l’appello espresso da papa Francesco il 3 aprile 2019 in piazza san Pietro a tale riguardo:

«Oggi ricorre la VI Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. Lo sport è un linguaggio universale, che abbraccia tutti i popoli e contribuisce a superare i conflitti e a unire le persone. Lo sport è anche fonte di gioia e di grandi emozioni, ed è una scuola dove si forgiano le virtù per la crescita umana e sociale delle persone e delle comunità. Auguro a tutti di “mettersi in gioco” nella vita come nello sport».

Molto significative sono anche le parole spese dal Santo Padre Francesco ad una piccola rappresentanza di atleti che avrebbero partecipato al Meeting internazionale We RunTogether – Simul Currebant organizzato da Athletica Vaticana in collaborazione con altre associazioni sportive. In quest’occasione il Santo Padre ha ringraziato gli atleti e i loro allenatori per la bellezza dello sport che donano agli altri; la bellezza dei loro gesti atletici rende felici i loro osservatori. Inoltre il Papa ha elogiato il messaggio che trasmette il motto dell’incontro We run toghether. L’atteggiamento del correre insieme lo si trova chiaramente nel vangelo (Gv 20,3-6), Pietro e Giovanni correvano assieme per raggiungere il sepolcro il mattino della riserrezione, Giovanni, poichè era più giovane, arrivò per primo ma aspettò rispettosamente Pietro, il più anziano. Nel medioevo durante i pellegrinaggi si consolidò la regola che si doveva andare al passo del più debole, di quello che camminava più lentamente, in fondo a ben guardare questo è il concetto che c’è alla base delle opere di misericordia: il più forte aiuta il più debole e bisognoso. Il Santo Padre concluse il suo discorso augurandosi che la passione per lo sport possa diventare sempre più un’esperienza di solidarietà e che tutta l’umanità impari anche dallo sport il rispetto reciproco.

La chiesa nell’ultimo secolo ha dedicato particolare attenzione al tema dello sport. A ricordarlo è proprio l’attuale papa emerito, Benedetto. Egli, il 3 novembre 2009, in occasione del seminario sullo Sport, educazione, fede: per una nuova stagione del movimento sportivo cattolico, scrisse al cardinale Stanislaw Rylko, l’allora presidente del pontificio consiglio per i laici, affermando che il Concilio Vaticano II già affermò il valore dello sport; esso è sia patrimonio comune degli uomini, sia uno dei mezzi più adatti per il perfezionamento morale e la formazione dell’uomo. Riportiamo in seguito le parole di Benedetto XVI: «Lo sport possiede un notevole potenziale educativo soprattutto in ambito giovanile e, per questo, occupa grande rilievo non solo nell’impiego del tempo libero, ma anche nella formazione della persona».

Per questo motivo l’attività sportiva va promossa e favorita negli oratori parrochhiali e nelle scuole con l’obiettivo di formare ed aiutare le nuove generazioni a crescere nelle virtù cristiane. In un’epoca come la nostra in cui l’ educazione delle nuove generazioni è sempre più difficile, i contesti sportivi possono diventare un luogo privilegiato per la trasmissione dei valori cristiani. Per questo motivo la Chiesa è chiamata a promuovere lo sport tra i più e meno giovani, con tutti gli aspetti che esso comporta, come il sano agonismo e la tenacia nel raggiungere gli obiettivi. Naturalmente vanno contrastate tutte quelle azioni nocive per l’organismo umano, per esempio il doping.

Molto interessante e suggestivo è anche il discorso che tenne il papa emerito il 3 giugno 1978, quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga. L’allora cardinal, in occasione dei mondiali di calcio che si stavano svolgendo in Argentina, manifestò il suo stupore nei confronti del fascino che possiede il calcio. Esso è in grado di superare ogni confine politico-sociale e di pore in relazione persone di tutto il mondo. Il cardinale si chiese da dove provenisse questo potere insito nel calcio? Joseph Ratzinger osservò che già nell’antica Roma le masse trovavano nei giochi e nei divertimenti un modo per liberarsi dalle preoccupazioni quotidiane: «In quest’ottica il gioco sarebbe dunque una specie di ritorno a casa in Paradiso: la fuga dalla schiavitù del vivere di tutti i giorni e dalle sue proccupazioni […] verso un vivere libero. Infine l’attuale papa emerito fece notare che la libertà presente nello sport è appunto vera libertà perché include in sé regole, disciplina, collaborazione e correttezza.

Questi sono solo alcuni interventi del magistero in cui si afferma il profondo rapporto esistente tra lo sport e i valori evangelici. È bello, a questo proposito, ricordare la figura di Giovanni Paolo II, soprannominato l’atleta di Dio a motivo della sua grande passione per lo sport.

Ci auguriamo quindi che la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace possa essere un’occasione per promuovere e ritrovare la pace, bene necessario per lo sviluppo integrale di un mondo giusto e, specialmente in questi giorni,  non scontato.

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Sono nato a Crema il 12 luglio 1991. Ho iniziato a farmi domande serie sulla fede e sulla mia vocazione intorno ai 19 anni, una volta finite le scuole superiori. Queste domande mi portarono ad approfondire i contenuti della fede cristiana, iniziai a leggere personalmente i vangeli e successivamente, come mi consigliò un mio amico, lessi anche il Catechismo della Chiesa cattolica. Inoltre incominciai a frequentare le iniziative della parrocchia, e fu proprio qui che, durante gli incontri di catechismo per gli adulti tenuti dal viceparroco, sentii per le prime volte i nomi di san Tommaso d’Aquino e di santa Caterina da Siena, nomi che suscitarono in me un forte interesse di approfondire il loro insegnamento. Piano piano, continuavo a sentire in me sempre più intenso il desiderio di diventare religioso: fu così che, una volta avuti i contatti per il percorso di discernimento vocazionale nell’Ordine, intrapresi un percorso che mi ha portato ad essere un frate dell’Ordine dei Predicatori. Ho emesso i voti semplici il 15 settembre 2019.