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L’anno giubilare dell’ordine domenicano è volto al termine. La comunità di Bologna è stata lieta e grata di accogliere il Maestro dell’Ordine dei frati Predicatori, fra Gerard Timoner, nel giorno dell’Epifania del Signore. Ed è proprio da questa solennità che dobbiamo trarre insegnamento e pensare un po’ a cosa ci ha dato questo anno giubilare. Infatti il Signore, nell’Epifania, adorato dai magi, si manifesta al mondo. L’invito, come ci ha ricordato il Maestro dell’Ordine proprio all’inizio della sua omelia, è di seguire Cristo Lumen Gentium (luce delle genti) nel carisma del nostro santo padre Domenico Lumen Ecclesiae (luce dalla Chiesa). Il celebre simbolo di questo anno giubilare è stato la tavola della Mascarella, dove vi è rappresentata la comunità domenicana in uno scorcio di vita fraterna. Questa tavola rappresenta anche il miracolo di san Domenico in cui il santo ottiene del cibo da un benefattore, proprio nel momento in cui il companatico veniva a mancare ai suoi frati. Come a testimoniare che la presenza e la preghiera di San Domenico è vicina e sostiene sempre i suoi figli.

«Sulla nostra tavola non celebriamo solo la nostra comunione coi nostri fratelli presenti, ma anche con tutti i santi e i defunti della famiglia domenicana»1.

Però il miracolo più grande di san Domenico è quello di aver dato vita a un ordine dove lo stile di vita richiamasse al più alto valore di fraternità e vita comune, valori che da sempre e ancora attualmente vivono i frati dell’Ordine. Questa unione di vita fraterna vissuta pienamente, nonostante i molti limiti umani che talvolta possono affiorare, ci è data innanzitutto dall’unione con Cristo: «Stare a tavola con Domenico è innanzitutto imparare a stare a mensa con Gesù»2, ha ricordato il Maestro dell’Ordine. Commentando il Vangelo, inoltre, il nostro Maestro ci ha aiutato a riflettere su come il giovane san Giovanni, Apostolo, abbia appoggiato la testa sul petto di Gesù non solo come mero gesto d’affetto, ma quasi come a sentire il battito stesso del cuore di Cristo, per mettersi all’unisono con questa vibrazione d’amore e fonte d’eterna carità. Non solo, ma anche col capo chinato ad ascoltare la voce del Signore, per farla propria e portare al mondo il messaggio di Salvezza per l’intera umanità. Questo è Domenico Doctor veritatis. Non solo ha saputo ascoltare e amare la verità che è Dio stesso, ma ha saputo anche portarla a tutti gli uomini e donne che incontrava sul proprio cammino; di lui si ricorda la famosa frase: parlava con Dio, o parlava di Dio. Ecco il lascito più importante di san Domenico, il suo Ordine e la sua spiritualità. Non dobbiamo dimenticarlo e non dobbiamo sprecare le tante grazie che corrispondono ad una vocazione così bella e importante che dura da ottocento anni. Qualunque sia il nostro rapporto con l’Ordine dei Predicatori, frati, monache, suore o terziari, dobbiamo sempre conservare questo spirito di contemplazione della Verità e comunione fraterna, augurandoci che sempre più altri nostri fratelli, qualora siano chiamati, potranno corrispondere a questa vocazione. Questo si augura il Maestro dell’Ordine: sante e numerose vocazioni, ed è quello che chiediamo come regalo speciale a San Domenico, in quest’anno tutto particolare della ricorrenza della sua nascita al cielo.


1 Dall’omelia del Maestro Generale dell’Ordine, fr. Gerard Timoner, alla solenne celebrazione eucaristica di conclusione del giubileo, il 6 gennaio 2022.

2 Ibidem.

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