Condividi

È il mare che circonda la terra o la terra che circonda il mare? È l’abbraccio in cui sta tutto il nostro mondo o il contorno di un eden continentale? È lo spazio metafisico che si frappone fra noi e Dio o la recinzione provvidenziale che ci protegge dal finire nell’abisso della non-presenza? È sale, ma è pieno di vita. Le sue fondamenta sono profondissime, ma non ci si può costruire una casa. Delinea i confini dei popoli e delle nazioni, ma è talvolta più facile da attraversare delle alte montagne.

Perché ci è stato donato il mare? Per dare abbondanza di cibo a un’umanità sempre più popolosa o per farci vedere l’orizzonte nella sua interezza? Per darci un cielo più grande o per abituarci a non avere nulla sotto i piedi?

Non credo che Dio si compiaccia della nostra dimestichezza con l’essere distaccati e lontani da casa, ma forse contemplare la terra dal largo fa capire meglio quanto essa sia preziosa. Zolle di terra a cui la vita si aggrappa, ben diverse dalle caverne dei fondali. Volti chilometrici di spazi individui, abbracci di terra e laghi di bacio. Torrenti che irrorano innumerevoli appendici, che si stendono con varie forme in più direzioni, bagnate dal mare. Il mondo, la vita è una penisola: sempre da altro circondata, mai recisa da sé stessa. Come rimanere sempre attaccati al tronco dell’essere, a quel grande, immenso ghiacciaio invisibile che toglie la sete dei millenni?

Il mare è una sfida: un contrappeso incontrovertibile alla sciocchezza dei viventi, di coloro che presumono di vivere per estinguere la sete, anziché per divenirne santuario. Noi, cattedrali sempre più infinite, plasmate dall’interno da un insaziabile desiderio di Te.

Non perderti nessun articolo!

Per restare sempre aggiornato sui nostri articoli, iscriviti alla nostra newsletter (la cadenza è bisettimanale).

Lombardo, nato e cresciuto fra i rami del lago di Como, ha frequentato il liceo classico A. Volta di quella città, percorso comunicazione, dove ha imparato ad amare il greco – è un appassionato lettore dei vangeli nella loro forma originale – e le lingue in genere, non ultimo il proprio dialetto brianzolo. Ha poi recitato, all’età di 19 anni, il suo primo “Addio ai monti” per trasferirsi presso il Seminario ambrosiano di Seveso, ex convento domenicano e luogo in cui Carino da Balsamo col suo falcastro dava la morte a S. Pietro primo martire domenicano. Discernendo poi una chiamata più speciale, è entrato nell’Ordine dei predicatori. Ha emesso la sua prima professione religiosa il 3 settembre 2016. Baccelliere in filosofia, prosegue il suo studio della teologia. Per contattare l'autore: fr.stefano@osservatoredomenicano.it