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La nostra meditazione deve attingere spirito di verità dalla parola di verità, in modo tale da incarnare l’insegnamento di Gesù: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt. 7,21). Se due persone vogliono creare un rapporto di amicizia, hanno un piccolo vademecum nel Vangelo, dove apprendiamo la volontà di Dio. È curioso che in italiano le amicizie si ‘costruiscano’, quasi come edifici, il che ci permette di richiamare la parabola delle due case: bisogna divenire «simili a quell’uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia» (Cfr. Mt. 7-24).

Due fattori: in primo luogo la roccia. Bisogna ben tenere in mente che la casa sta ad indicare il rapporto di amicizia che lega due persone, di conseguenza questo rapporto lo si deve rendere stabile ed è per questo che la roccia è molto importante, perché permette di rendere salde le fondamenta dell’amicizia che si sta cercando di creare. In secondo luogo vi è un’altra figura importante: l’uomo saggio. È interessante che la parabola non dice immediatamente che noi dobbiamo essere come la casa, fondata sulla roccia, ma come l’uomo saggio che fonda la casa.

Chi è l’uomo saggio? Questi è colui che incarna nella propria vita l’insegnamento di Cristo, fare la volontà del Padre. Tuttavia debbo ammettere che preferisco il termine incarnare al fare, perché il saggio non è un esecutore (che differenza ci sarebbe con una macchina?). Non solo, chi fa qualcosa lascia intendere che quanto ha fatto sia esterno a lui, ma fare la volontà di Dio non ci rende esterni alla parola di Dio, ma bensì ci trasfigura. Oserei dire che si diventa quella stessa Verità. Ma se Cristo è la Verità, allora diventiamo alter Christus – altro Cristo. Come? Diventiamo qualcun altro? Fare la volontà di Dio è alienante? Allora si torna di nuovo alla mera esecuzione…

Non è affatto così. Perché nel diventare Cristo non smettiamo di essere noi stessi, al contrario, scopriamo chi siamo davvero! È la dinamica dell’amore. Questo alter sta ad identificare un’unione spirituale che ha un solo nome: amore. Per esso, come ci diceva a lezione padre Giuseppe Barzaghi op., l’amante diventa tutto e totalmente dell’amato come l’amato diventa tutto e totalmente dell’amante.  Quindi «se amiamo Dio, abbiamo Dio in noi stessi […]. L’amore ha poi la proprietà di assimilare colui che ama all’oggetto di tale amore […]. Amando Dio invece siamo quasi divinizzati poiché “chi s’unisce al Signore, diventa un solo Spirito con lui”»[1].

Ecco chi è l’uomo saggio: non chi fa la volontà di Dio perché la esegue, ma perché la ama. Ora, nella parabola Gesù ci dice che quell’uomo è saggio, ossia compie la volontà di Dio, perché ha costruito la sua casa sulla roccia. Ma cos’è la roccia? È certamente la base su cui l’amicizia poggia, rendendola stabile. Questo ci dice la funzione della roccia, ma qual è la sua materia? Di che cosa è fatta? Una lettura troppo letterale potrebbe ritenere che con essa si intendano dei beni concreti, oggetti, interessi comuni, ecc…

Di queste amicizie se ne vedono moltissime, ma non se ne vedono altrettante durare. Infatti compensano la scarsa qualità con la troppa quantità. E così amicizie basate solo sulla roccia in quanto materiale col passare del tempo si distruggono, perché la roccia in quanto materia viene logorata dagli agenti atmosferici.

Questo vuol dire che la roccia è insufficiente come base per costruire un rapporto? No, ma significa che nella costruzione di un’amicizia non ci si può fermare ad un aspetto puramente materiale. Oserei dire che non solo l’amicizia si distrugge, ma che non è mai stata vera amicizia: “C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore. C’è l’amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura” (Sir. 6-8,10).

Allora la roccia in quanto materia, consumandosi nel tempo, si riduce in polvere sino a non essere più roccia ma sabbia; costruire un’amicizia sulla semplice roccia materiale apparentemente ci dà la stabilità e di conseguenza ci rende “simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (Mt.7,26). Quindi bisogna elevarsi ad un aspetto molto più nobile. Ora, noi sappiamo che in filosofia qualcosa che esiste o è materiale o è spirituale. Così, se la materia è corruttibile, un’amicizia per non corrompersi deve essere fondata nella non-materia, cioè lo spirito.

Ma cos’è che può dirsi assolutamente spirituale? Solo Dio. Se amare Dio ci rende simili a Dio, vuol dire che costruiamo una vera amicizia, quando la costruiamo sulla vera roccia, che è Dio. Per questo Gesù dice che chi costruisce la casa sulla roccia sarà simile a un uomo saggio, non solo perché la roccia non è semplice materia, che con il tempo si corrompe, ma in quanto materia spirituale sussiste e acquisisce valore con il passare del tempo, invece che perderlo: per tale ragione una vera amicizia è quasi sempre un’amicizia di vecchia data. Così si assiste ad una trasfigurazione che avviene in Dio: solo Lui spiritualizza i due soggetti, cosicché anche l’amicizia viene divinizzata in Cristo, resistendo ad ogni agente contrario.

[1] San Tommaso D’Aquino, Opuscoli teologico-spirituali, trad. it. a cura di Raimondo Sorgia, Ed. Paoline, Roma 1976, pag. 174.

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Mi chiamo fra Gianluca Nicola Maria Lopez op, sono nato a Modugno il 20 ottobre 1994 e appartengo alla Provincia di San Tommaso d'Aquino in Italia. Vengo da Bari e mi sono diplomato al tecnico-industriale, specializzandomi in perito termo-tecnico. Un giorno ho provato ad aggiustare una caldaia, col risultato di romperla. È stato allora che non ho più avuto dubbi sulla mia vocazione. Scherzi a parte, posso dire che la mia vocazione parte dalla basilica di San Nicola, di cui sono molto devoto, e la mia formazione intellettuale la debbo a San Tommaso a cui sono molto legato.